La mungitura meccanica è un momento delicato, poiché espone la mammella al rischio di contaminazione batterica e agisce meccanicamente su di essa. È necessario quindi comprenderne l’importanza e conoscere i fattori di rischio per salvaguardare la salute del gregge. Una ricerca francese, operata nel settore caprino, ha affrontato l’argomento in modo esaustivo e mi ha guidata nella stesura di quest’articolo a cui tengo in modo particolare. La conduzione della mungitura meccanica, pratica routinaria a volte affidata a personale disinteressato, influisce sulla salute della mammella e di conseguenza sul benessere del gregge e sulla qualità del latte prodotto. Vediamo quali sono i punti critici della mungitura meccanica e come svolgerla nel migliore dei modi.
Della dott.ssa Chiara Pulin
Indice
I meccanismi di difesa della mammella
La mammella è in grado di rispondere all’intrusione batterica attraverso due diversi meccanismi di difesa, che non sempre sono sufficienti a scongiurare un’infiammazione e che soprattutto potrebbero non rendersi necessari se, a monte, fossero applicate buone pratiche di mungitura.
- Difesa passiva: il flusso del latte permette di eliminare i batteri e la tonicità dello sfintere del capezzolo ne limita la risalita. Inoltre, la cheratina secreta dalla mammella ostruisce il canale (dotto papillare) e immobilizza in sede eventuali batteri presenti.
- Difesa attiva: nel momento in cui i batteri rientrano nel canale mammario, vengono reclutati leucociti (globuli bianchi, come macrofagi, neutrofili e linfociti) per eliminare gli ospiti indesiderati. Ecco che vediamo salire le cellule somatiche.
L’utilizzo di tettarelle inadeguate, ma anche una mungitura aggressiva, favoriscono la penetrazione dei batteri. Mentre l’instaurarsi dell’infezione, è determinato dai tempi di esposizione (in termini di durata e numero di volte), dalla carica batterica e dall’efficacia dei meccanismi di difesa mammari.
Asimmetrie morfologiche e fisiologiche
Nessuna mammella è uguale all’altra, così come nessuna emimammella è uguale all’altra. Nemmeno quando morfologicamente ci appaiono identiche.
È quindi necessario consocere le caratteristiche fisiologiche di ogni singolo capo, per poter condurre al meglio la mungitura.
- Morfologia: aspetto esteriore della mammella. Semplificando, le differenze più evidenti sono la forma e la direzione dei capezzoli, la presenza di eventuali difetti (cisti, capezzoli accessori, porosità…) e le dimensioni delle emimammelle.
- Fisiologia: per esempio la quantità di latte prodotto, lo sviluppo del tessuto secernente rispetto quello adiposo ed epiteliale, la velocità di svuotamento, la capacità di difesa attiva…
Velocità di svuotamento della mammella
Un parametro fondamentale è proprio la velocità di rilascio del latte.
È stato rilevato che le capre a rilascio più rapido, hanno un tenore di cellule somatiche in media più elevato rispetto a quelle più lente a svuotarsi. Tanto che è stato evidenziato un legame genetico fra un flusso rapido di latte e una conta di cellule somatiche elevata, e di conseguenza con una maggiore sensibilità alle infezioni. Particolarmente stretto nella razza Camosciata delle Alpi.
Consideriamo che più il flusso è rapido, più è alta la probabilità di incorrere in sovramungitura e quindi di stressare meccanicamente la mammella e favorire l’entrata di batteri indesiderati.
Per questo, conoscere ogni soggetto permette di intervenire con lo stacco del gruppo di mungitura non appena è necessario. Altrimenti, sistemi dotati di stacco automatico possono sopperire al problema dell’attenzione costante che dovrebbe avere l’operaio su ogni capo (che non sempre è facile o possibile mantenere).
Se si hanno squilibri nella velocità di rilascio del latte fra emimammelle, la scelta migliore è quella di interrompere la mungitura quando la più veloce si è svuotata e lasciare il latte residuo nell’altra. Ovviamente è necessario valutare ogni caso, poiché l’animale deve essere e mantenersi in salute e lo squilibrio non deve essere eccessivo (eventualmente chiudere con la tettarella una manichetta e terminare la mungitura dell’emimammella più lenta).
Mungitura meccanica… in pratica
Più un allevamento è grosso, più gli animali sono trattati come fossero tutti uguali. Più sono numerose le poste di mungitura, minore è l’attenzione che l’operaio può dedicare a ciascun animale.
La mungitura (in particolare la mungitura meccanica) non è una corsa contro il tempo e il personale deve essere formato. Il controllo dei primi schizzi deve essere di prassi. Il gruppo di mungitura deve essere staccato senza piegare i capezzoli e solo dopo che il vuoto è stato spento.
Prediligere la linea bassa del latte, rispetto la alta o la intermedia che sembrano influire negativamente sulle cellule somatiche. Dedicare tempo alla pulizia e alla manutenzione dell’impianto.
Personalizzare la mungitura alle caratteristiche preponderanti della nostra mandria. Per esempio acquistando prendicapezzoli adeguati alla forma più diffusa, valutando se i materiali sono sufficientemente delicati.
È importantissimo impostare adeguate pulsazioni e livello di vuoto, per limitare la sovramungitura, i maltrattamenti alla mammella e gli incrementi di cellule somatiche.
Includere le caratteristiche morfo-fisiologiche della mammella nei piani di riproduzione dell’allevamento.