Dopo la Cimice asiatica, ecco un altro ospite indesiderato proveniente dall’Oriente: il Tarlo asiatico. Credi che le tue piante siano state colpite da questi insetti ma non conosci bene i sintomi? Vuoi conoscere i metodi esatti per eliminarlo? Allora non ti rimane che leggere questo articolo e farne buon uso.
Indice
Nuovo focolaio
Un nuovo focolaio è stato rinvenuto nei vivai della Provincia di Pistoia, in Toscana. Questa è un’informazione che devi tenere presente, se sei intenzionato a prendere delle piante in quella zona. Sia ornamentali che agricole. Al momento la situazione sembra essere abbastanza sotto controllo e il Servizio fitosanitario regionale sta effettuando dei controlli in modo da debellare in tempo la minaccia.
Ma per affrontare tale avversità, è doveroso sapere di cosa stiamo parlando. Conosciamo meglio quindi il Tarlo asiatico.
Tarlo asiatico: Anoplophora glabripennis e Anoplophora chinensis
Il Tarlo asiatico è un coleottero originario dei principali paesi orientali (Cina, Giappone e Corea in particolare). E’ un insetto xilofago, cioè si nutre del legno. Esistono due specie di Tarlo asiatico: Anoplophora glabripennis e Anoplophora chinensis. Queste due specie sono molto simili tra loro, entrambe di colore nero lucido con macchie bianche o giallo-arancio. Sono lunghi 25-35 mm e hanno delle lunghe antenne.
La caratteristica che li distingue maggiormente è il tipo di danno che arrecano alle colture arboree. L’A. chinensis attacca soprattutto la parte bassa della pianta, cioè il colletto e le radici esposte, mentre l’A. glabripennis attacca maggiormente la parte alta, composta da tronco e rami principali.
Sono specie molto adattabili e nel nostro Paese hanno trovato un habitat quasi ideale. A seconda delle temperature e dell’andamento climatico, la comparsa degli adulti avviene da aprile a dicembre, con picchi nei mesi di maggio, giugno e luglio. Una volta avvenuto l’accoppiamento, la femmina depone le uova in piccole incisioni, fatte nella corteccia, dalla tipica forma di “T” rovesciata. Le uova si schiudono nel giro di 10-15 giorni e ne nascono delle larve che, nutrendosi del legno, scavano lunghe gallerie.
Le larve trascorrono l’inverno all’interno delle gallerie e, nella primavera successiva dopo una fase intermedia detta “pupa” o “crisalide”, si trasformano in adulti. Gli adulti fuoriescono dal tronco tramite dei fori perfettamente circolari aventi un diametro di circa 1-2 cm e si dirigono verso la chioma della pianta per alimentarsi a spese della corteccia dei rametti più giovani e delle foglie.
Pericolosità
La pericolosità del Tarlo asiatico è dovuta al fatto che può nutrirsi di numerose specie di piante arboree ed arbustive, portandole a morte. Le piante più attaccate appartengono a numerose famiglie vegetali, in particolare sono soggetti a rischio di attacco l’Acero, l’Ippocastano, l’Ontano, la Betulla, il Carpino, il Nocciolo, il Cotonastro, il Biancospino, il Faggio, il Fico, il Melo, il Platano, il Pioppo, il Pero, il Rododentro, la Rosa, il Salice, la Quercia, l’Olmo e tantissime specie di agrumi.
Colonizza piante sane di tutte le dimensioni ed età, anche quelle che hanno un diametro del tronco di 2-3 cm. E’ una minaccia enorme, non solo per gli agricoltori di alberi da frutto, ma anche per il patrimonio verde urbano, per i boschi di latifoglie e per i vivai di piante ornamentali (come per esempio in tutta la provincia di Pistoia).
L’Unione Europea, vista la gravità dei possibili danni arrecati, ha dichiarato il Tarlo asiatico “organismo da quarantena” e quindi, come tale, l’ha inserito nell’Allegato I Parte A del Decreto Legislativo n. 214 del 19 agosto 2005 e ne ha resa obbligatoria la lotta su tutto il territorio nazionale (Fonte: Servizio Fitosanitario Regionale della Regione Toscana).
Danni
Le piante attaccate mostrano deperimenti, ingiallimenti precoci, seccumi della chioma e rallentamento della crescita. Talvolta l’infestazione può passare inosservata e gli alberi attaccati possono sopravvivere anche per diversi anni senza che ce ne accorgiamo.
Le gallerie scavate dalle larve causano la rottura dei tessuti vascolari della pianta e quindi un suo indebolimento, sia dal punto di vista sanitario che strutturale. Se questo succede, le piante possono perdere l’equilibrio e cadere improvvisamente: un grave pericolo per le persone, se ciò avvenisse in città!
I tipici segnali della presenza del Tarlo asiatico sono:
- Presenza di trucioli che fuoriescono dalle gallerie sotto la corteccia.
- Espulsione di resina che cola dai fori.
- Erosioni su foglie e giovani rametti che poi possono seccarsi.
Come eliminarlo
La difesa tradizionale mediante prodotti chimici risulta praticamente impossibile perché il Tarlo asiatico, trovandosi soprattutto all’interno delle gallerie scavate nella pianta, risulta protetto e quindi difficilmente raggiungibile.
Per il momento, la lotta contro il Tarlo asiatico si basa sull’abbattimento delle piante colpite. Queste devono essere bruciate o triturate per mezzo di macchine trituratrici che trasformano il legname in cippato. Si stanno comunque sperimentando dei metodi alternativi basati sull’utilizzo di mezzi biologici e microbiologici.